Il Quartiere




Confini Territoriali come da Statuto

PIACERE! IO SONO IL QUARTIERE!
Ebbene sì! Come Quartiere sono nato nel 1975, ma soltanto adesso sono stato battezzato e......alla fine, capirai il perché!

Dall’inizio dei tempi fino agli ultimi fasti dell’epoca romana il mio terreno ha dissolto e inglobato tutto lungo il corso dei millenni restituendo tracce di qualche villa e cascina dell’antica Roma imperiale a cui si è aggiunto, solo recentemente, il letto di un importante fiume che lo attraversava 200.000 anni fà. In questo sono state ritrovate tracce di giganteschi elefanti, di uomini e di armi per la caccia; parte di questi resti è gelosamente conservato ed esposto gratuitamente al pubblico nel Museo del Pleistocene in Via Galbani.


Successivamente, e molto lentamente, questo terreno si è trasformato in fertile e potente humus, da cui riaffiora ovunque la sua potente vitalità, nei parchi e nelle vostre strade con quelle che, con un certo disappunto, alcuni di voi oggi chiamano dispregiativamente “erbacce”.

Forse non sai che, nel periodo che va dal tramonto dell’epoca Romana fino ai più recenti insediamenti, questo suolo è stato calpestato da piedi violenti ma anche, grazie a Dio, da piedi sacri. 

I primi, violenti, sono quelli della potente famiglia fiorentina De’ Pazzi, di cui risalta nei libri di storia la terribile congiura contro la rivale famiglia dei Medici. I secondi, sacri, sono quelli della mistica Santa Maria Maddalena: grande sorgente di amore sgorgata miracolosamente da quella stessa famiglia. In ricordo dei primi esiste ancora oggi, sul mio territorio, il cosiddetto “Casal de’ Pazzi”: un imponente ed elegante edificio, tuttora appartenente a privati, nascosto però ai comuni mortali da un alto e possente muraglione che lo circonda interamente lasciando intravedere soltanto i suoi merli svettanti fra alti pini. 




Invece, in memoria e devozione di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, a poca distanza è stata eretta nel 1983 la moderna chiesa parrocchiale che porta il suo nome. Un luogo questo, a differenza del primo, visibilissimo e aperto al flusso continuo di fedeli e comuni abitanti di tutte le età. 



Ma la storia di violenza che ha calpestato il mio suolo non termina qui. Attraverso i secoli arriviamo fino all’ignominia dell’epoca fascista, impersonificata questa volta dall’incontrollabile gerarca Roberto Farinacci (la storia ci racconta come persino lo stesso Mussolini cercò a stento di tenerlo a bada) che nel 1940 fece costruire, sulla cima di una alberata collinetta, la sua sontuosa dimora rurale romana, da alcuni anni restaurata con un ingente esborso di denaro pubblico ma, incredibile a credersi, ancora intitolata al suo nome e inaccessibile ai cittadini. 



Provvidenzialmente, ancora una volta, il “sacro” volle benedire il mio terreno. Fu quando, su un altro piccolo rilievo alla fine di un viale alberato (via del Casale Vecchio di Aguzzano) i Canonici Regolari della Santa Croce, con la loro discreta presenza, piantarono un’oasi di meditazione e preghiera, proprio in prossimità di una “via sacra” che la storia sembra indicare come luogo di martirio di una donna dell’epoca romana. 




Siamo così ormai arrivati al periodo in cui tutto il mio territorio non era altro che una distesa di prati ondulati, attraversati da un placido torrentello (fosso di Casal de’ Pazzi) sulle cui sponde indefessi pescatori venivano a fare periodiche scorte di bigattini, circondati il più delle volte da tranquilli greggi di pecore al pascolo. La strada per arrivarci era via di Casal de’ Pazzi, che partiva dalla zona già urbanizzata confinante con la via Tiburtina (Quartieri Rebibbia e Ponte Mammolo), per terminare il suo percorso sulla via consolare Nomentana, dopo aver tagliato in due i miei ampi prati. 

E’ la prima metà degli anni settanta quando uno stuolo di esperti urbanisti, architetti e cooperative di costruttori (in prevalenza Rosse e ACLI), eccitati tutti dall’estro innescato dalla Legge 167 si univano per il mio “concepimento”. Finché, arrivati all’anno 1975, un esercito di operai e manovali ben armati di perforatrici e betoniere cariche di cemento, sotto la guida di un qualificato gruppo di geometri diede inizio al mio lungo “travaglio”. 

Una gran parte della dolce e bucolica campagna fu pian piano tranciata da scavi, ricoperta di palazzi e attraversata da larghe strisce di nero asfalto che, per far scorrere le vostre auto, hanno dovuto sacrificare una natura che fino allora aveva liberamente prosperato. E’ a questo punto che gruppi di ardimentosi, con stile pionieristico, cominciano coraggiosamente e spartanamente a insediarsi in queste nuove costruzioni, facendomi così finalmente nascere come Quartiere col nome improprio di “Casal de’ Pazzi”, visto che mai quel Casale ne è diventato parte viva e integrante. 

In breve tempo quei pionieri socializzarono, spinti dalle innumerevoli necessità, ma anche ispirati dagli ideali combattivi e sociali degli anni ’70. Nacque un vivace, partecipato e democratico Comitato di Quartiere in cui si distingueva per autorevolezza e moderazione la figura calma e convincente del nostro grande concittadino Fausto Vicarelli il cui ricordo, dopo la sua prematura scomparsa, è ancora vivo in coloro che l’hanno conosciuto e ne viene mantenuta pubblica memoria con il largo antistante la Parrocchia a lui dedicato. 

Nacquero poi associazioni culturali di teatro, musica, canto e altro, dando così vita ad un fermento di feste, eventi e dibattiti che durò per molti anni e che favorì l’aggregazione di persone provenienti da realtà diverse. 

E oggi? Siamo alle soglie di un cambio generazionale, con problemi del tutto nuovi rispetto a quelli della generazione precedente (stress, difficoltà di comunicazione, incertezza del posto di lavoro, inquinamento, immigrazione, ed altro....). Alcuni entrano nel mio territorio solamente come “ospiti” notturni per un sonno di recupero dagli affanni giornalieri, mentre altri fanno solo fugaci apparizioni per il disbrigo di faccende quotidiane. Molti dei giovani di allora, ancora presenti sul mio territorio, sono diventati per lo più nonni che qualche volta vedo in giro passeggiare con i loro nipotini nelle strade o nei parchi. 

Ma molte attività esistono ancora: ci sono giovani creativi e combattivi che si incontrano, con mille iniziative, nei vecchi casali presenti in quel grande spazio verde da loro difeso con le unghie e con i denti insieme ai rispettivi genitori (i parchi di Aguzzano e dell’Aniene), ci sono altri giovani che, con stile diverso, dedicano il tempo libero in attività di volontariato, per lo più nelle due Parrocchie (S. Maria Maddalena de’ Pazzi e San Gelasio), ci sono anche associazioni sportive, circoli culturali, un centro anziani privato e un’associazione di coltivatori degli orti urbani ricompensati costantemente dal mio terreno per la loro fatica. 

E io? Mi sento abbandonato dalla mia componente umana, da voi che mi state leggendo. Ho qua e là mucchi di macerie (piccole discariche) e le fastidiose erbacce sono la mia protesta provocatoria. Vorrei che mi aiutaste a diventare bello (molto non lo sono mai stato, ma almeno ero pulito) e godibile. Ma non vi accorgete che la vostra frammentazione in gruppetti isolati mi sta abbandonando all’inerzia, o meglio, alla totale assenza della Pubblica Amministrazione? E, a parte le mie esigenze narcisistiche, a voi non danno fastidio le mie strade piene di buche, la segnaletica stradale sbagliata e alcune volte invisibile, i mezzi pubblici che ancora non sono preferibili all’uso della vostra auto privata? 

Ma allora cari cittadini che fate parte di me, vi prego, unitevi per occuparvi di nuovo di me! Ma soprattutto nel vostro interesse. E’ vero: sono alla ricerca di una mia nuova identità (la vecchia si è dissolta) che per nascere e crescere ha bisogno di una armonia generale. Prima di tutto tra voi umani e, contemporaneamente, tra voi e la mia parte naturale. 

Vi saluto con l’abbraccio 
(…..dei miei parchi) 

Il Quartiere KANT – NOMENTANA 
(di Via Casal de’ Pazzi non c’è più in me alcuna traccia)



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